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Dialettando – “A Lucera si dice 35”, parole o locuzioni che contengono suoni particolari

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Lino Montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

Nel dialetto lucerino vi sono molte parole o locuzioni che contengono suoni particolari, spesso intraducibili in italiano se non con similitudini.

Eccone alcuni esempi:
• A Lucera quando si vuole esprimere stupore, ammirazione, collera, si dice “A LÁSCKA TÚJE! “
• A Lucera per indicare una persona esageratamente grassa, simile ad una grossa vescica, si dice “ VESCECÓNE “
• A Lucera per indicare che la pasta è stata fatta cuocere troppo a lungo, si dice “ ‘NA QUAGGHJARÈLLE “
• A Lucera per invitare una persona a non scervellarsi, a non lambiccarsi, a non affannare il cervello inutilmente, si dice “ NDE SCIACCANANNE “
• A Lucera per indicare che una persona è dotata di grande intelligenza, si dice “ TÉNE QUÁTTE VERSÚRE DE CEREVÈLLE “
• A Lucera per indicare che trattasi di un luogo lontano ed inaccessibile, si dice “ ‘A MBORCHJE “
• A Lucera per indicare un mento aguzzo e prominente, si dice “ ‘A SQUÈCCHJE “
• A Lucera per indicare un mento lungo e largo, si dice “ ‘A SQUAQUÈCCHJE “
• A Lucera per indicare una pietanza troppo pesante, paragonabile ad un mattone si dice “ NU CHJÚMME “
• A Lucera per indicare la tasca interna e nascosta della giacca, si dice “ ‘A SÁCCA MARJÓLE “
• A Lucera per indicare una persona che si comporta sempre da scansafatiche o costantemente è in ritardo nei pagamenti, si dice “ RÉTEPÉDE “
• A Lucera per indicare il capo di un gruppo di persone poco raccomandabili, si dice “ U CAPADDOZEJE “
• A Lucera per indicare un grosso pietrone, si dice “ PESCKÓNE “
• A Lucera quando si borbotta in maniera incomprensibile, si dice “ PARLÀ MAZZECÁTE “
• A Lucera per indicare una persona di umilissimo livello sociale, si dice “ STRASSCENÁTE“

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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