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16 Aprile 2024
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Rinascita Donna

Rinascita donna: Segni particolari…”Vergine giurata”. Il ruolo della donna nella cultura albanese

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lucado_copertinaLa rubrica dello staff Lu.C.A.Do torna a settembre con un articolo dedicato alla condizione di alcune donne nella cultura albanese, una cultura che affonda le sue radici nel Kanun, un codice consuetudinario che definisce i ruoli all’interno della società, costituisce la base del diritto e regola la giustizia e la vita sociale. Nessuno, né l’impero ottomano, né il re Zog o il regime comunista di Enver Xoxha, è mai riuscito ad abolirne la pratica.

Il fenomeno delle “vergini giurate” (virgjineshë) è diffuso nella zona montuosa delle Alpi Dinariche dei Balcani occidentali, soprattutto nei territori tra Albania, Kosovo, Montenegro e Bosnia-Erzegovina, ed identifica un particolare tipo di celibato femminile, a volte accompagnato da un parziale o completo abbigliamento maschile [e per questo definite anche “burrnesha”, da burrë “uomo”, più neshë suffisso femminile, ovvero donne “(tra)vestite” da uomini].

Il ruolo della donna albanese. Per entrare più nel merito di questo tema così affascinante partiamo proprio dal Kanun. Il diritto consuetudinario albanese distingue chiaramente e perentoriamente da una parte i legami di parentela che intercorrono tra la femmina e i suoi consanguinei (gjini), da quelli che intercorrono tra il maschio e i suoi consanguinei (gjak = sangue) , e dall’altra i legami di consanguineità che intercorrono tra parenti per via maschile (lisi i gjakut = albero del sangue) o per via femminile (lisi i tâmlit = albero del latte).
Questo approfondimento perché è già a partire dalla condizione di figlia che si evince quello che sarà il ruolo di donna (e ovviamente anche quello di moglie e madre).
Nella casa paterna la donna è considerata come “qualcosa” di superfluo, perché in una società patriarcale e a discendenza patrilineare come quella albanese, le donne nascono per la famiglia del marito e non per quella del padre, dato che non tramandano il sangue della casa paterna, ma perpetrano quello della casa maritale. Tuttavia anche dopo il matrimonio la donna è considerata sempre “estranea”, alla stregua di un piccolo otre che sopporta pesi e fatiche; nemmeno dopo il matrimonio le sono riconosciuti i “diritti del sangue” ossia tutti quei diritti che il Kanun riconosce solo ai maschi della tribù. Secondo le prescrizioni del Kanun, il marito ha diritto di consigliarla e rimproverarla, di bastonarla e di legarla qualora essa si opponesse alle sue parole o ai suoi ordini; ma non può ucciderla (salvo nei casi di adulterio e tradimento), altrimenti ne risponderebbe con la “vendetta” alla famiglia paterna di lei, dato che, secondo il Kanun, «il marito compra il lavoro e la convivenza della moglie, ma non la vita» (art. 28).

Scopo ordinario della vita della donna coniugata è «il servizio per mezzo della fecondità e del lavoro»: il tratto principale dello status sociale della donna e la sua sola funzione socialmente apprezzata si fonda esclusivamente sulle sue attitudini alla procreazione e alla maternità, la fecondità è la prima qualità che le permette di essere riconosciuta socialmente agli occhi degli altri nonché ai suoi stessi, come un individuo completo. Il processo della sua socializzazione ha, dunque, come unico obiettivo quello di diventare madre e solo al momento della nascita del primo figlio “maschio” essa viene riconosciuta come una sposa completa, una sposa che continua la discendenza dello sposo.
La donna però, eccezionalmente, può assumere l’amministrazione della casa per diversi motivi: 1) se, alla morte del marito, non ci sono maschi adulti nella famiglia; 2) se i genitori, morendo, lasciano una figlia maggiorenne (senza fratelli maschi adulti). Entrambi i casi prevedono che la donna si sottoponga ad un giuramento di castità dinanzi alla sua parentela e ad una commissione di anziani della tribù di appartenenza. Questo è il contesto in cui si sviluppa il fenomeno delle virgjineshë, le “vergini giurate”.

Perche esistono le” vergini giurate”?
Dietro alla conversione alla castità ci sono motivi economici, spesso sociali.
Sono donne solo per natura, per nascita, ma sono uomini per scelta, sono “uomini sociali”. Queste donne hanno rinunciato alla loro sessualità e al loro nome per poter aderire alle norme delle mascolinità, avere diritti e doveri degli uomini di famiglia, hanno scelto la castità e rinunciato alla maternità e ai figli per guadagnare lo status (superiore) di uomini a tutti gli effetti (portano le armi, acquistano proprietà, fumano e bevono insieme agli altri uomini, gestiscono gli affari di famiglia, difendono l’onore, vendicano l’offesa), uno status che garantisce un rispetto che altrimenti non verrebbe loro riconosciuto.
Come già accennato, uno dei motivi che portano una donna a rinunciare alla sua identità è la libera gestione del patrimonio familiare in caso di morte dei genitori e in assenza di maschi adulti, ma tra le ragioni c’è anche quella di evitare di disonorare il padre sottraendosi ad un matrimonio indesiderato, dato che la donna non ha libera scelta del partner. E ancora, un altro motivo per rimanere “vergine” può scaturire dall’amor filiale, nel caso in cui i genitori fossero inabili al loro sostentamento e non avessero avuto altri figli maschi. Tuttavia questo caso è molto raro essendo per i genitori una vergogna non riuscire a maritare la propria prole.

Le “vergini giurate” non sono state create dal nulla, ma sono state plasmate con strumenti culturali già a disposizione della cultura tradizionale, utilizzate in modo funzionale per la sopravvivenza della comunità ad indicare una valvola di sfogo, una via d’uscita onorevole, a situazioni che altrimenti avrebbero generato conflitti.
Quindi, in un contesto in cui l’onore è leso a causa di infinite faide (tra maschi di “sangue” diverso) e la struttura patriarcale a discendenza patrilineare è rigidamente osservata e perpetuata, si è trovato un modo per concedere un minimo di flessibilità sia al genere femminile (permettendo alle ragazze di poter rifiutare un matrimonio fortemente indesiderato) sia alla stessa struttura sociale.
Sono donne che mettono ancora oggi al primo posto l’onore della famiglia pagando un prezzo altissimo, la loro identità, la loro libertà di esprimersi, di vivere, la loro volontà di essere se stesse. Sono donne che per ottenere riunciano, a volte con rammarico a volte senza mai un ripensamento.

 

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