Continuano le attestazioni di stima per Lino Montanaro e Lino Zicca, autori del libro “Bar de Chiara”.
Riceviamo e pubblichiamo con piacere la recensione di Ettore Pannitti.
Nato nel ’52 al n.10 di via Federico II, Ettore Pannitti lascia Lucera per Foggia nel 1966 mantenendo però sempre strettissimi contatti con la madrepatria. Lo si ricorderà campione a Campanile Sera nel 1960 e membro dello storico gruppo dei Satrapi negli anni ’70. Laureatosi in Giurisprudenza lascia la Puglia per il Veneto dove svolge la sua attività come funzionario di Poste Italiane e dove tuttora risiede. Ha pubblicato recentemente un libro intitolato “Non servono parole”, raccolta di storie dedicata agli abitanti di Castelnuovo della Daunia, paese nativo di sua madre, considerato però da sempre come paese adottivo.
RECENSIONE DEL LIBRO BAR DE CHIARA
Ed eccoli, dunque, questi “monti sorgenti dalle acque” che si stagliano sullo sky-line di un variegato e più che mai autoctono microcosmo lucerino. Storie diverse, proprio come le “cime ineguali”, già. E proprio come quelle, “note solo a chi è cresciuto tra voi”. E a far sì che restino poi “impresse nella sua mente” ci hanno pensato Lino Zicca e Lino Montanaro. Un excursus che riporta piacevolmente indietro il tempo; che spinge inevitabilmente tutti a chiedersi se sia poi davvero una debolezza lasciarsi sorprendere dalla sindrome di Peter Pan. I ricordi sono un patrimonio che non si può gestire autonomamente, perché così facendo possono soltanto dissolversi, mai arricchirsi. Proprio come quando si ripeteva una lezione sapendo di essere interrogati il giorno dopo. Se lo si faceva da soli si finiva sempre per riportare alla mente soltanto ciò che in effetti già si ricordava. Ma se lo si faceva in gruppo allora sì che aveva senso, perché la reciprocità alimentava ed arricchiva lo scambio di conoscenza e consentiva di fissare anche quello che sfuggiva. Grazie dunque, Lino Zicca e Lino Montanaro! Col vostro libro ci avete fatto fare una inaspettata ripetizione di gruppo, ci avete regalato un Bignami di lucerinità, riportandoci tutti indietro come ha fatto Woody Allen nel suo fantastico “Midnight in Paris”, con la differenza che qui, però, è tutto vero. Qui gli Hemingway, i Dalí, i Buñuel, si chiamano più semplicemente: Sandrino, Salvatore e Mario, quelli del Bar De Chiara di Lucera. Il resto è storia che rimane, storia da lasciare, Storia..
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