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25 Aprile 2024
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Dialettando 256 – Modi di dire Lucerini

Dialettando - Modi di dire lucerini
realizzazione siti web Lucera

lino-montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 256

A Lucera non si dice “Ogni sua attività è un insuccesso” ma si dice
– “NN’È BBÙNE MANGHE A SCKATTÀ L’ACQUE “ ( Traduzione: Non è capace neanche a bucare l’acqua)

A Lucera non si dice “E’ una persona invadente che non si leva mai di torno “ ma si dice
– “PARE ‘NA PEZZECAROLE” ( Traduzione: Sembra una lappola)

A Lucera non si dice “L’ansia lo sta logorando” ma si dice
– “SE STA MAGNANNE L’ÀNEME” ( Traduzione: Si sta mangiando l’anima)

A Lucera non si dice “In quel affare ci ha perso sicuramente” ma si dice
– “CI’À RREMISSE U NGUÍNDE E ‘A PÈZZE “ ( Traduzione: Ci ha rimesso l’unguento e la benda)

A Lucera non si dice ” È una persona che ha sempre fretta ” ma si dice
– “QUILL’ÈJA VÚNE CHE FACE SÈMBE I CARRÉRE MENELICCHIE”  ( Traduzione: Quello è uno che fa sempre le corse di Menelik)

A Lucera non si dice “È una persona che per natura, rifugge dalla fatica, dallo sforzo, dall’impegno fisico “ ma si dice
– “È PROPEJE NU CANE LINDE “ ( Traduzione: E’ proprio un cane lento)

A Lucera non si dice “Fai attenzione, quella donna, è scaltrissima” ma si dice
– “STATT’ATTINDE PE QUÈLLE LLÀ, ÉJE ‘NA FÈMMENA VULEPÉGNE”  ( Traduzione: Stai attento che quella è una volpina)

A Lucera non si dice “Tu adduci sempre le stesse scuse” ma si dice
– “TE L’È ‘MBARÁTE BBÈLLE ‘STA CANZÓNE “ ( Traduzione: L’ha imparata a memoria questa canzone)

A Lucera non si dice “La propria casa è il solo spazio di libertà “ ma si dice
– “CASA MÍJA, COMEDE MÍJE, OGNE PENDÓNE NU PETETÓNE”  ( Traduzione: Casa mia, comodità mie, ogni angolo uno scorreggione)

A Lucera non si dice “Una persona fissata per qualcosa” ma si dice
– “TÉNE I PÁPPELE ‘NGAPE “ ( Traduzione: Ha i pappici dentro la testa )

 

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COPERTINALINO MONTANARO E LINO ZICCA, ECCO IL NUOVO LIBRO

Ci siamo! Finalmente la tipografia Grafiche Catapano ha finito di stampare il nuovo libro di Lino Montanaro & Lino Zicca: “LUCERA DI UNA VOLTA ” che raccoglie oltre 120 brani di storia sommersa relativi a modi di dire, usanze, credenze, che riguardano pratiche religiose, usanze del ciclo della vita, pratiche e forme di magia, valore e svolgimento di feste religiose e civili, metodi per prevedere il tempo durante tutto l’arco dell’anno, scuola, personaggi, luoghi, giochi ed altro della Lucera di una volta.

Com’è possibile prenotarlo?

Il libro è disponibile presso Libreria Catapano in Viale Dante Alighieri, 1 a Lucera. E’ anche possibile prenotarlo direttamente da questa pagina, inviando un’email a: montanaro.lino@libero.it

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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