Oggi, le relazioni extraconiugali non fanno più scandalo, iniziano senza impegni precisi, senza avere troppa importanza. Spesso sono solo incontri fugaci, altre volte durano nel tempo.
Anche nella Lucera dei tempi passati c’erano gli habitué della scappatella coniugale, con storie più o meno importanti, che facevano gridare allo scandalo, ma non più di tanto, perché avere l’amante, tenè ‘a cummare, era tollerato quando si avevano grosse disponibilità di denaro, con facoltà di spendere.
Il marito infedele o lo scapolo impenitente (sciupafèmmene) veniva immediatamente bollato: quello ha l’amante (quille tène a cummare!) se la situazione era di poca e discontinua durata. Se la relazione, oltre che su un rapporto sentimentale, si trasformava successivamente anche in un sostegno economico il detto diventava: quello provvede alle necessità finanziarie dell’amante (quille se mandène a cummare!)
Se l’interessato era un signore un po’ avanti con gli anni, allora i “ rumors” popolari lo bollavano con: è affetto da pruriti senile, incapace di soddisfare i doveri coniugali (i prode angóre ‘a pellecchje, ma ndéne pagghje manghe p’a ciuccia súje).
In ogni caso tutti conoscevano l’intrigo amoroso, compresa la moglie, ma facevano finta di niente per preservare l’unità familiare.
Se il riferimento era una signora sposata, allora si diceva: ha l’amante (s’è fatte u cumbare) , un adulterio che era considerato addirittura reato penale, punibile con la reclusione fino a un anno, pena che coinvolgeva anche il correo dell’adultera (u cumbare).
La pena diventava reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina. Ma anche l’uomo poteva incorrere nel reato di concubinato (tradimento dell’uomo verso la donna con convivenza). Due sentenze della Cassazione hanno abolito, fortunatamente, questi due reati.
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