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19 Aprile 2024
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Sfogliando: “A CAVEZETTE DE L’ÀNEME DI MÚRTE”

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I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.

calza-morti“ A CAVEZETTE DE L’ÀNEME DI MÚRTE ”

Traduzione: “La calza dei morti”

Significato:  “Nella notte tra l’1 e il 2 novembre, i defunti portano in dono ai bambini, nelle case dei loro cari, la calza dei morti. ”

Curiosità:  ’U júrne d’ì múrte, il 2 novembre, resta un giorno dedicato al lutto, al dolore e alla preghiera. Infatti, è consuetudine far visita ai propri defunti andando al cimitero, accendendo i lumini e portando fiori e crisantemi sulle loro tombe, che in precedenza «erano state lustrate alla grande». È anche il giorno, però, della cavezzette de l’àneme di múrte. Secondo un’antica leggenda, tramandata oralmente, nella notte fra l’1 e il 2 novembre, sfilando in processione per le vie di Lucera, i defunti tornavano per fare visita ai propri cari, rivedere le loro case e riempire di doni i cavezette dei bambini, appese vuote alla maniglia di una porta, di una finestra o al letto. Una volta si appendevano a ‘u seppondapéde d’a porte (la sbarra di ferro che internamente assicurava la chiusura della porta). Nonostante venisse detto continuamente che non bisognava avere paura dei morti, i bambini e i ragazzi vivevano la notte con angoscia, nel proprio letto, nel buio della stanza, con le coperte tirate fin sopra la testa, finché il sonno non li rapiva. La mattina dopo, si svegliavano con il solo pensiero rivolto alla cavezette de l’àneme di múrte. In realtà erano i genitori e i nonni a riempire le calze con arance, cachi, castagne, melograni, mele, noci, mandorle, carrube, mandorle, fichi secchi e melecotogne. Qualche volta aggiungevano pezzi di carbone per segnalare al bambino che i morti lo rimproveravano per il suo cattivo comportamento. Da qualche tempo, alla fine di ottobre, nei centri commerciali, nei negozi e nelle strade, alimentato dalla televisione e dai giornali, si vive un clima di festa per un’usanza che non ci appartiene: la festa di “Halloween” che, per i più giovani, è un momento piacevole. Mentre è vissuta con indifferenza, se non con fastidio, da quelli di una certa età, poiché la ritengono una festa importata, tendente a sovrapporsi alle festività di Ognissanti e della Commemorazione dei morti, se non a sostituirle. Comunque, la tradizione della cavezette de l’àneme di múrte, è ancora viva. Le vecchie calze sono state sostituite da quelle confezionate, piene di cioccolatini, pasticcini e giocattoli, che i genitori e i nonni comprano e fanno trovare nella stanza dei bambini. E se dentro c’è un pezzo di carbone, risulta essere anch’esso un dolce.

Nella tradizione lucerina ci sano vari modi di dire e proverbi legati a ’u júrne d’ì murte:
– ÁNEME SANDE, ÀNEME SANDE, IJE SONGHE DA SULE E VÚJE SÌTE TANDE, TRAMÈNTE ME TROVE DÌND ‘A ‘NU MÚNNE DE UÀJE, DE CUMBLEMÈNDE METTÌTEME ASSAJE
– Anime sante, anime sante, io sono solo e voi siete tante, mentre mi trovo in un mondo di guai, fatemi molti regali. (Preghiera che i bambini recitavano la notte di Ognissanti prima di andare a dormire, indirizzata ai propri cari defunti per sollecitarne la benevolenza nel riempire la calza di molti doni);
– ‘A CAVEZETTE DE L’ÀNEME D’I MÚRTE, ADDEFRISSCHE‘A L’ÀNEME DE CHI T’EJA MÚRTE – La calza delle anime dei morti porta una preghiera per i cari defunti. (Preghiera con la quale i bambini ringraziavano per la calza ricevuta);
– SE FAJE ‘U MALAMÈNDE L’ÁNEME D‘I MÚRTE TE METTENE ‘I CAREVÚNE ‘NDA CAVEZETTE – Se non sei bravo le anime dei morti ti mettono nella calza solo carbone (Avvertimento che i genitori rivolgevano ai figli);
– PARE ‘A QQUILLE DA NOTTE D’U DÚJE NUUÉMBRE – Sembri un’anima dei morti nella notte del 2 novembre. (Riferito a chi si presenta in pubblico con un abito strano e superato come quello che si pensava indossassero le anime dei defunti in processione la notte del 2 novembre);
– TÉNE ‘A FACCE ‘U DÚJE NUUÉMBRE – Tiene la faccia del 2 novembre. (Riferito a una persona triste e afflitta)..


Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca

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