Un nuovo libro di Lino Zicca. Storia del Pci di Lucera. La storia del Partito comunista italiano, resosi autonomo nel 1921 con la scissione di Livorno dal più antico Partito socialista italiano, si svolge ininterrotta per tutto il secolo scorso fino agli albori del nuovo secolo fino al 1991, intersecandosi variamente con la vita civile del Paese senza soluzione di continuità. Tutti i cittadini dei comuni italiani, tutte le realtà politiche e amministrative, le istituzioni culturali, la scuola, la chiesa peraltro passata tardivamente da una ferma e in qualche misura feroce condanna a una più morbida accettazione delle idee di progresso di questi figli separati, l’editoria, la stampa, la stessa diplomazia italiana e tutto il mondo politico occidentale in gran parte anticomunista, si resero conto nel tempo che di quella “balena rossa”, dei suoi uomini e della sua forza non si poteva fare a meno per la gestione della politica italiana. È bene ha fatto Michele Galante a ricordarci quello che scrisse Pier Paolo Pasolini, interpretando ciò che nell’immaginario collettivo di un’intera generazione era il Partito comunista italiano: “una specie di paese nel paese, una specie di paese pulito e morale in un paese sporco e profondamente immorale”.
Il significato dell’ultimo libro di Lino Zicca, la Storia del Pci di Lucera, edito da Amazon nel mese di ottobre di quest’anno con prefazione di Michele Galante, non è quello di un’asettica testimonianza di un partecipe rappresentante di quella classe politica, da lui stesso svolta con incarichi di alto rilievo, a diversi livelli sia nazionali che comunali e provinciali. Il significato è quello di scrivere la storia del partito comunista di Lucera fin dal suo sorgere un secolo fa fino ai giorni nostri. Il pregio maggiore del libro è quello di non indulgere ad alcuna tentazione autocelebrativa sia personale che del suo partito. È questo un libro di storia vero e proprio che in quasi trecento densissime pagine trascrive vicende che coincidono con quelle del secolo breve, con le sue contraddizioni e le sue vittorie, i suoi concreti risultati e le sue rinunce. Il libro descrive in pieno un periodo in cui il compito del Pci italiano era quello di un pesante fardello: rappresentare le istanze di una società con vaste sacche di malessere e di miserie materiali e morali, combattere un battaglia parlamentare e civile nel paese, consapevole di una forza rappresentativa di enormi proporzioni, con un’adesione spontanea e capillare, senza nessuna ombra di interessi personali, ma animata da una passione civile, una forza governata con raro equilibrio che allontanava la violenza, la prevaricazione e ogni tentazione a collocarsi fuori dalla vita parlamentare. Altro merito di questo libro è di riconoscere errori di valutazione politica, errori di conduzione del dialogo interpartitico, perdita graduale della sua forte identità in una città che lo aveva visto in prima linea nelle lotte in difesa del diritto al lavoro per una vita dignitosa in una società più giusta.
Il libro non esalta questo o quel personaggio, pur presente nella storia locale con testimonianze di altissimo livello, ma dà voce e dignità anche al semplice militante, all’anonimo iscritto consapevole della sua presenza e forte solo del suo impegno. Rende quindi una dignità a tutti quelli che in misura diversa dettero il loro contributo. Articolato in più capitoli il libro esamina documenti, pubblicazioni e giornali con una dovizia di riferimenti storici e aneddotici. Comincia a descrivere una forza nata nella bufera del biennio rosso a ridosso della presa del potere da parte dei fascisti, considerando la presenza di una cellula di critica al regime anche negli anni di un forte consenso, una forza clandestina che tenne vivo il lumicino di una rappresentatività di una sinistra. Ciò è ottenuto attraverso la disanima di documenti di prima mano, di testimonianze scritte sottratte al silenzio di dimenticate emeroteche delle nostre biblioteche e da quello degli archivi ancora e in gran parte inesplorati. Il primo segmento della storia del comunismo lucerino abbraccia un vasto periodo che va dal fascismo alla fine della seconda guerra mondiale; un periodo di clandestinità in cui la fronda di opposizione era ridotta per consistenza numerica ma rimase intensa per la sua sincera e coraggiosa rappresentanza. La storia continua fino ai giorni nostri per la presenza incisiva dei comunisti lucerini e della provincia di Foggia che era in gran parte schierata su posizioni di sinistra e che secondo la definizione di Berlinguer era vicina solo alle provincie emiliane per impegno e testimonianza. Sicuramente in questo primato incise la presenza di politici di altissimo livello culturale e civile come Giuseppe Di Vittorio, Luigi Allegato, di tanti altri rappresentanti politici e a Lucera di Giuseppe Papa.
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