Fino agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, il fidanzamento a Lucera avveniva, attraverso un sistema di consuetudini, che, con l’evolversi dei costumi, è stato abbandonato.
Le ragazze cominciavano a uscire di casa, anche se ancora sotto il controllo rigido dei genitori. Per i ragazzi c’era più libertà: frequentavano i bar, e a Lucera il Bar De Chiara, passeggiavano su e giù dalla Villa Comunale a Piazza Duomo, parlando di calcio o di conquiste femminili perlopiù inventate. Poi arrivava finalmente la domenica e anche le ragazze potevano passeggiare, andando su e giù da Piazza Duomo al piazzale antistante la Villa Comunale.
Ogni ragazzo, individuata la ragazza che gli interessava, e iniziava il corteggiamento fatto di sguardi e atteggiamenti. Il corteggiamento poteva essere accettato o no dalla ragazza, la quale aveva realmente il potere di scelta. Se si riteneva che ci fosse interessamento ricambiato, il ragazzo, a volte con grande ansia e magari qualche domenica dopo, trovava la forza di avvicinare la ragazza e d’invitarla a passeggiare in una strada laterale al corso principale. In quest’occasione il ragazzo pronunciava la frase “ Tu mi piaci tanto ed io penso e ripenso sempre alla stessa cosa”. E la ragazza, d’obbligo, dava la sua risposta: “Pure tu mi piaci, sei un ragazzo a modo. La risposta a tre giorni!”. La variante ammessa era che i giorni potevano essere cinque o sette.
Se la risposta era positiva, iniziava una serie di incontri furtivi, di cui apparentemente la mamma della ragazza non era a conoscenza.
Una tappa importante del fidanzamento era costituita dal passare davanti alla casa o sotto la finestra dell’innamorata, che, con il consenso preventivo della mamma, usciva brevemente ad incontrare il ragazzo, nascondendosi in un angolo della strada poco illuminata per amoreggiare: Facèvene ‘a ‘móre p’ì pendúne.
Il passo successivo vedeva il ragazzo presentarsi prima alla madre e poi al padre della ragazza. Dopo che il fidanzato cominciava a frequentare la casa della ragazza, finalmente, avveniva l’incontro tra le rispettive famiglie. A questo punto il fidanzamento diventava “ ufficiale “, con lo scambio dei doni, cioè dell’anello di fidanzamento e i ragazzi potevano godere di una maggiore libertà, uscire insieme, andare alle feste da ballo, ecc.
Se non sorgevano problemi di particolare gravità, il fidanzamento si concludeva con il matrimonio religioso.