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Dialettando 164 – Modi di dire Lucerini

san pasquale lucera
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Lino Montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 164

A Lucera non si dice “È sempre serioso con una faccia triste e amareggiata” ma si dice
– “TÈNE SÈMBE ‘A FÁCCE U GUUÉRNE, PÁRE ‘NU NDROZZELANGÚLE

A Lucera non si dice “Si mostra in maniera boriosa e arrogante “ma si dice
– “CÚM’ÉJA SMOCCHE, SE NE VVENÚTE, TÌNGH’ E TTÈSE

A Lucera non si dice ” Bisogna diffidare dei chiacchieroni” ma si dice
– “CHJACCHJERE NNÁNZ’U FÚRNE E PERDÈNZE DE PÁNE

A Lucera non si dice “Purtroppo gli illeciti e l’illegalità continuano anche quando cambia chi detiene il potere“ma si dice
– “È CAGNÁTE U MAJÉSTRE, MA ‘A MUSECHE È SÈMBE QUÈLLE

A Lucera non si dice ” Non è in grado di fare niente ed è capace solo di perdere tempo”ma si dice
– “TÉNE CÍND’ARTE E FFÒRA MESTÍRE, MA È BBÙNE SCKITTE PE NDUSTÀ L’ACQUE

A Lucera non si dice ” Spesso gli uomini si soffermano su determinati dettagli femminili “ ma si dice
– “L’ÓME PE NATÚRE GUÁRDE SCKITTE PÍTTE E CÚLE

A Lucera non si dice “Non conviene eccedere nel risparmiare perché poi arriverà qualcuno che ne godrà” ma si dice
– “SPARÁGNE, SPARÁGNE, PO’ ARRIVE ‘A GÁTTE E S’U MÁGNE

A Lucera non si dice “Ci sono scelte nella vita che bisogna farle al momento opportuno, altrimenti si perde il treno “ma si dice
– “ ‘NA VÓTE PÁSSE L’ÀNGELE E DDÍCE AMMÉN!

A Lucera non si dice “È una persona molto curiosa e invadente“ma si dice
– “U CÁNE U PRINGIPE A NDÒ VACE ADDA PÈSSCIÀ

A Lucera non si dice “Con la pratica e l’esperienza s’imparano molte cose e si possono acquisire specifiche competenze professionali“ma si dice
– “NGHIANÁNNE E SCENNÉNNE U TREBBUNÁLE S’ADDEVÈNDE VVUCÁTE

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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