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1 Ottobre 2023
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Dialettando 247 – Modi di dire Lucerini

realizzazione siti web Lucera

lino-montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 247

A Lucera non si dice “Il vino da una sensazione pungente, sta iniziando ad acetificarsi” ma si dice
– “ ‘STU VÍNE SE N’È JJÚTE DE SPÚNDE
(Traduzione: Questo vino sa di aceto)

– A Lucera non si dice “Fare belle scoperte per puro caso “ ma si dice
– “VAJE PE RIZZE E TTRUVE CESTÚNEJE
(Traduzione: Vai in cerca di ricci e trovi testuggini)

A Lucera non si dice “È una persona che per un nonnulla perde le staffe” ma si dice
– “SE NFOCHE SUBBETE ‘A TÍGNE
(Traduzione: Si accende subito la tigna )

A Lucera non si dice “Ha un viso lungo ma poco largo” ma si dice
– “TÈNE ‘NA FACCE DE STUUALÓNE
(Traduzione: Ha la faccia come un grosso stivale)

A Lucera non si dice ” Sono persone con lo stesso carattere” ma si dice
– “SE SÒ CCUCCHJATE C’U ZEPPARILLE
(Traduzione: Si sono uniti con lo stecchino)

A Lucera non si dice “Di questi tempi abbiamo solamente miseria“ ma si dice
– “C’È RRUMASTE SCKITTE ‘A PALÙNEJE ‘ND’E SACCHE
(Traduzione: C’è rimasta solo la muffa nelle tasche)

A Lucera non si dice “I figli seguono sempre l’esempio che danno i genitori” ma si dice
– “ZUMBE, ZUMBITTE, NDÒ ZOMBA ‘A CRAPRE ZOMBE U CRAPITTE
(Traduzione: Salto e saltello, dove salta la capra saltano i capretti)

A Lucera non si dice “Un personaggio che ha la scoreggia facile” ma si dice
– “NDRÉJE ÀVEZ’A COSSE E SPETETIJÉJE
( Traduzione: Andrea alza la gamba e scoreggia)

A Lucera non si dice “Hai voglia a spolmonarti, quella non ti cura proprio!“ ma si dice
– “CANT’ E CUCANDE, ‘A NNAMMURAT’ È SORDE!
(Traduzione: Canta e ricanta l’innamorata è sorda)

A Lucera non si dice “È un inconcludente, parla senza dire mai nulla” ma si dice
– “ÉJE PROPEJE NU SCHUCCHIANDE, NN’ACCOCCHJE I PÍDE MANGHE QUANNE MORE
(Traduzione: È uno sciocco, non riuscirà ad unire i piedi neanche quando morrà)

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COPERTINALINO MONTANARO E LINO ZICCA, ECCO IL NUOVO LIBRO

Ci siamo! Finalmente la tipografia Grafiche Catapano ha finito di stampare il nuovo libro di Lino Montanaro & Lino Zicca: “LUCERA DI UNA VOLTA ” che raccoglie oltre 120 brani di storia sommersa relativi a modi di dire, usanze, credenze, che riguardano pratiche religiose, usanze del ciclo della vita, pratiche e forme di magia, valore e svolgimento di feste religiose e civili, metodi per prevedere il tempo durante tutto l’arco dell’anno, scuola, personaggi, luoghi, giochi ed altro della Lucera di una volta.

Com’è possibile prenotarlo?

Il libro è disponibile presso Libreria Catapano in Viale Dante Alighieri, 1 a Lucera. E’ anche possibile prenotarlo direttamente da questa pagina, inviando un’email a: montanaro.lino@libero.it

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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