A Lucera, da sempre, giovani ed adulti, abbandonati gli impegni e le incombenze quotidiane, ad una certa ora si dedicano a “U STRUSSCE“, la passeggiata piena di gente, tra Piazza Duomo fino alla Villa Comunale, che era, e forse lo è ancora, il momento della socializzazione per eccellenza, sia per i residenti sia per quelli che vi ritornano, specialmente in occasione del Ferragosto (I féste d’Aùste).
La passeggiata “AMMIZZ’U LAREGHE FIN’A VILLE“ è piacevole, rilassante, tranquilla, un’occasione per fare conversazione con gli amici, per “tagghjà” (spettegolare), commentare la situazione politica cittadina e fare gustose e golose soste (addecrejarse) nei caffè, nelle pasticcerie e nei locali vari.
Questo lungo tratto è il salotto buono di Lucera, forse, ancora oggi, centro e fulcro della vita cittadina, dove ci si ferma a ogni metro a salutare amici e conoscenti, perché a Lucera ci si conosce quasi tutti. Per tantissimi ogni suo angolo è l’immagine di qualcosa di vissuto, il giardino lussureggiante ove fioriva la bella gioventù.
Esso è il luogo simbolo di un’epoca che non c’è più: i BAR “DE CHIARA”, “POZZUTO”, “SARACENO”; gli appassionati comizi di una volta, i manifesti dei film in programmazione, l’odore di caldarroste e “squagliuzze”. Ancora, il marciapiede di Via Federico II, un comodo punto di passeggio , di incontri e di scontri, che era sempre affollato di ragazze e ragazzi, che tra uno “strussce” e l’altro, dopo tanti sguardi da interpretare, prendevano il coraggio per fermare una ragazza e dichiararsi, iniziando amori presto finiti o durati per tutta una vita, dove l’amore si confondeva spesso con l’amicizia e dove i flirt per la prima volta non si dovevamo necessariamente concludere con il matrimonio.
Oggi è facile per i giovani incontrarsi, conoscersi, amarsi, sposarsi e lasciarsi. Sono tante le occasioni: le discoteche, le gite, i viaggi, le cene, le feste, e così via. Nel passato non era sempre così facile: “u strussce” ti dava veramente una mano… “Scusi, signorina, è impegnata? Quel marciapiede, le “chianghètte”, di Piazza Duomo, le panchine della Villa Comunale erano, d’inverno e d’estate, il “ social ” di quei ragazzi. Si conoscevano tutti, vedendosi crescere reciprocamente e dove non era necessario darsi appuntamento, lì ci si incontrava tutti. Tutto avveniva e nasceva lì, in un mondo meno complicato di oggi. Ma, lungo quel tratto, si passeggiava allora e si passeggia anche ora, forse un po’ meno.