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29 Marzo 2024
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Rinascita donna: Educarsi alla resilienza

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lucado_copertinaVi siete mai chiesti cosa protegge un individuo da un destino segnato?

Proviamo a spiegarci meglio. Spesso pensiamo che un figlio di genitori separati, da adulto non riuscirà a costruire una relazione coniugale stabile, o che chi lavora in un reparto di oncologia pediatrica sarà particolarmente stressato, o che un bambino abusato diventerà un adulto abusante, o che una donna vittima di violenza, sceglierà sempre un partner violento. Fortunatamente tutte queste situazioni di rischio non si trasformano automaticamente in realtà. Che cosa lo impedisce? La RESILIENZA.

In psicologia, la resilienza è una parola che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. L’origine di questo termine proviene dall’ingegneria dove è definita come la capacità di un materiale di resistere a forze dinamiche, ovvero ad urti o ad alte temperature, fino al raggiungimento di una tensione in grado di deformare in modo permanente il materiale (ovvero sino al raggiungimento del limite elastico).

Fin dalle epoche più remote, gli esseri umani si sono distinti per la capacità di sopravvivere a disastri naturali, guerre, e a ogni sorta di carestia o malattia. Ciò è stato possibile perchè l’uomo è “programmato” per resistere alle sventure, superarle, e convivere quotidianamente con lo stress, al punto che si potrebbe dire che l’abilità di combattere e rialzarsi  più forti di prima (piuttosto che la fragilità) è la regola nel mondo umano.

Essere resilienti non significa infatti solo saper opporsi alle pressioni dell’ambiente, ma implica una dinamica positiva, una capacità di andare avanti, nonostante le crisi, e permette la costruzione, anzi la ricostruzione, di un percorso di vita.

Alcuni autori descrivono la resilienza come un tratto, ossia qualcosa di innato, che o ce l’hai o non ce l’hai, altri la descrivono come un processo, ossia qualcosa che tutti possiamo sviluppare e rafforzare con l’esperienza. Sono molti i fattori che caratterizzano il processo di resilienza, tra cui quelli individuali, come la stabilità emotiva, e quelli socio-ambientali, come il sostegno sociale percepito, a cui attingere in situazioni di particolare vulnerabilità.

Le persone resilienti, dunque, sono più felici perchè anche nelle situazioni più avverse non permettono a nessuno di spezzare il proprio spirito e si focalizzano sul presente, concentrandosi su un progetto senza guardare indietro o farsi bloccare da inevitabili errori; hanno fiducia in se stessi, nei propri punti di forza e nei propri talenti perché se non possono cambiare le situazioni, si preparano a gestirle e perché sanno chiedere aiuto quando hanno bisogno.

Come si può educare alla resilienza?

La resilienza è favorita da una buona capacità introspettiva, da buone abilità decisionali e di problem solving e dal mantenimento di abitudini quali circondarsi di persone positive, con un buon livello di autostima, e mostrandosi flessibili ai cambiamenti, accettandone l’incertezza che li caratterizza.

La necessità di combattere ha la sua ragion d’essere nell’inevitabilità delle sconfitte, delle delusioni e dei conflitti quotidiani, fino a quegli sconvolgimenti esistenziali, come una violenza o la perdita di una persona cara, che, spezzando un equilibrio preesistente, pongono colui che li ha subiti di fronte a una serie di interrogativi: Perché proprio a me? Che senso ha quanto mi è accaduto?

Domande da cui non è possibile sfuggire: solo cercando una risposta chiarificatrice, un senso, seppur a volte mai definitivamente compiuto, è possibile infatti ridefinire la propria sofferenza, che, al di là del dolore gratuito, può essere vista come un valore aggiunto, e fonte di maggiore sensibilità verso le bellezze dell’esistenza, nonchè per le sofferenze altrui.

Impariamo a vedere allora le difficoltà come opportunità, come sfida, che mobilita le proprie risorse, sia interne che esterne, una sfida dalla quale non ci si può esimere, in nome del raggiungimento di un equilibrio più funzionale.

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