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Sfogliando: “È RREVATE C’A CARROZZE D’U MÚRTE ACCÍSE”

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I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.

sfogliando-foto“ È RREVATE C’A CARROZZE D’U MÚRTE ACCÍSE”

Traduzione: “È arrivato col carro funebre dei morti suicidi”

Significato:  “Metafora per indicare che è arrivato in un baleno”

Curiosità:  Dare sepoltura ai morti è sempre stato uno dei doveri dei vivi. I riti funebri, diversi per luogo e religione, col tempo hanno subito variazioni: si sono semplificati e impoveriti, finendo col perdere quei significati simbolici che avevano in precedenza. In tempi neanche troppo lontani, per i cattolici, il rituale funebre seguiva le disposizioni della Chiesa Cattolica e, anche se la morte, come recitava TOTO’, «è ‘na livella», il diritto canonico prevedeva il rifiuto del funerale in determinate circostanze, come nel caso dei suicidi. La vita umana è sacra, pertanto, suicidarsi o uccidere sono considerati peccati gravissimi, “poiché la vita appartiene al Signore”. Il trasporto delle salme dei suicidi avveniva con apposito carro funebre “ ‘a carrozze d’u múrte accíse“, che raggiungeva il cimitero percorrendo il tragitto più breve per non turbare i vivi, poiché, per tradizione popolare, si credeva che l’anima del suicida, che non era morto in pace con Dio, vagasse tra i vivi. Inoltre le salme non entravano dal cancello principale del cimitero, bensì da un ingresso secondario che si raggiungeva percorrendo una stradina laterale comunemente indicata come “ ‘a porte d’i múrte accíse“. I suicidi, che non potevano essere inumati su terra consacrata, venivano sepolti in un angolo del cimitero non consacrato che si trovava “arréte u Cappellóne”. La tradizione popolare voleva che nella notte fra l’1 e il 2 novembre i morti ritornassero sulla terra. Si recavano prima ” ‘a Chjísa Granne“ ad assistere alla celebrazione della S. Messa della mezzanotte e dopo sfilavano in processione per le vie di Lucera. Anche in questa circostanza ai suicidi era riservato un trattamento particolare: occupavano l’ultimo posto nella processione, distanziati dalle anime degli altri defunti. La Chiesa ha modificato questo atteggiamento; ora le esequie e la sepoltura cattoliche sono esplicitamente negate solo a chi ha commesso gravi peccati, espressamente previsti.


Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca

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