I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
” E CHE MÒ CI’AVARESSIMA MAGNÀ U SCÁRTE JACHEVÓNE? “
Traduzione: (Adesso ci dovremmo mangiare lo scarto Iacovone? ).
Significato: “Siamo arrivati alla frutta?” Oppure: “ In questa casa siamo arrivati a dover mangiare gli avanzi? “.
Curiosità: “In Piazza Duomo a Lucera, sino alla fine del secolo passato, c’era la Salumeria Iacovone, dove si trovava di tutto: uno scrigno di sapori, salumi e formaggi di qualità superiore. La pizzicheria, come si chiamavano una volta le salumerie, era gestita da due fratelli: Raffaele che era l’addetto al banco grande e Nicolino che era l’addetto al banco piccolo. Alcune famiglie lucerine, quelle benestanti, acquistavano la cosiddetta “giardiniera” di Jacovone”, composta da affettati, provolone, peperoni sottaceto e assortimenti vari, incartata in pacchetti eleganti che sembravano confezioni regalo. Anche i meno abbienti potevano gustare, i prodotti di Jacovone, perché gli avanzi e l’ultimo taglio di salumi e formaggi costituivano il famoso “ U SCÁRTE JACHEVÓNE “, venduto a prezzi molto convenienti. Da qui il detto che ha assunto un significato più generale “
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca