Tanti anni fa la messa si celebrava in latino, rito che aveva origini lontane, diffusosi dal IV secolo in Europa e prima ancora in Africa.
I preti lucerini, come del resto in ogni parte del mondo, officiavano la Messa dando le spalle ai fedeli, pregando in latino; in questo modo si è espresso per secoli la liturgia e la preghiera della Chiesa cristiana apostolica romana. Il latino era una lingua a molti sconosciuta, con la gran parte dei fedeli che ripeteva le parole del prete, il più delle volte storpiandole , senza conoscerne il significato.
La messa tradizionale fu sostituita dalla messa riformata dal Concilio Vaticano II (1969), celebrata nella lingua dei vari paesi e officiata dal prete che di fronte i fedeli.
I lucerini, però, esprimevano il loro sentimento religioso anche con la recita di molte preghiere in dialetto, come queste:
– Me coleche e nen ténge paúre, pe stanotte sténghe secúre, pe ttrè angèle accape o litte, ‘a Madonne a tènghe mbítte, Ggesecriste u ténghe o late, e Sangiusèppe pe vvucate (Vado a letto e non ho paura, per stanotte sono sicuro, con tre angeli sulla testata del letto, la Madonna ho nel petto, Gesù Cristo l’ho a lato, e San Giuseppe per avvocato)*.
– Madonne de li Ngurnate, dìnde a nu vosche staje, núje te veníme a vesetà, e tu ‘a grazzeje ci’aja ffà, e pe sta grazzeje che núje vulíme, a te núje sèmbe curríme. E sèmbe sia lodate, Maríje de li Ngurnate (Madonna Incoronata, che in un bosco stai, noi veniamo a trovarti, e tu una grazia hai da farci, e per questa grazia che noi vogliamo, da te noi sempre accorriamo. E sempre sia lodate, Maria Incoronata)**,
Il Concilio Vaticano II e il lento ma continuo avanzare dell’italiano ha in concreto cancellato tutte queste sentite preghiere.
*Il testo della preghiera è stato recuperato e pubblicato, insieme ad altre, dal compianto Franco Romice
** recitata dai fedeli che si recavano in pelligrinaggio al Santuario dell’Incoronata di Foggia.
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