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Lucera
3 Ottobre 2024
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Copertina La Ragioneria

Lucera, la Ragioneria e gli studenti

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Il paese di trentacinquemila abitanti sta nel centro del Tavoliere, adagiato su tre colli tondeggianti e uniti che sembrano “porri” sorti su una pianura larga.

Non ci sono grattacieli, ma ci sono: la fortezza svevo-angioina, posata sul colle Albano, il più alto; una bella villa comunale, situata sul colle Belvedere con un panorama che spazia dai Monti Dauni allo sperone del Gargano, da dove nei giorni chiari si vede nitida la bianca vetta della Maiella; il cimitero e la chiesa della Spiga situati sul colle Sacro. L’anfiteatro romano, la basilica cattedrale, il santuario di san Francesco, il tribunale, il convitto, il museo e il paese vecchio, con le sue tante piazzette, sono situati sui versanti dei colli Belvedere e Sacro, dalla parte che declina dolcemente verso il Tavoliere della Puglia.

Il paese è Lucera che si fregia del titolo “Città d’Arte”. Era un paese di latifondisti, braccianti e ortolani, di operai e impiegati, di artigiani e commercianti, di avvocati e preti, di poeti, pittori e intellettuali, di studenti e professori, di giovani e anziani. Un paese con tutte le scuole, un grande oratorio murialdino, un campo sportivo, varie associazioni culturali e ricreative e tanti bar al centro e in periferia.

Da tempo e fino agli anni ’60 del secolo scorso Lucera era considerata il più importante centro culturale della Capitanata e tra i più significativi della Puglia. La città, nei primi anni del ‘900, sede dell’unico tribunale della provincia, con il liceo ginnasio e l’annesso convitto nazionale “Ruggero Bonghi”, il museo civico Fiorelli, la biblioteca comunale, le tante biblioteche private gentilizie, il giornale provinciale “Il Foglietto” che ivi si scriveva e stampava, il circolo Unione luogo ove si parlava di politica, arte, letteratura e diritto, era un ambiente vivo e culturalmente impegnato. La numerosa presenza di uomini di legge, di professori, di professionisti e d’intellettuali rendeva Lucera diversa dalle altre città della Capitanata e dalla stessa Foggia che pur in quegli anni vedeva sviluppare il suo ruolo di centro amministrativo, collegato alla sua funzione di capoluogo della provincia.

L’istituto “Vittorio Emanuele III”

A metà del viale Lastaria, in prossimità della villa comunale, sta l’istituto “Vittorio Emanuele III”, che una volta era chiamato semplicemente la Ragioneria. Un istituto che ha una lunga storia.

Nel 1923, per scelte governative, la città subì un trauma a seguito del trasferimento del Regio tribunale da Lucera a Foggia. Un’antica istituzione che andava via era non solo un duro colpo al prestigio della città ma anche alla sua importanza di centro culturale.

L’esigenza di un “risarcimento” per l’umiliazione subita a causa del trasferimento del tribunale (che ritornerà a Lucera nel 1936 e sarà chiuso definitivamente nel 2014) e il bisogno avvertito dalla “classe dirigente del tempo” di affiancare all’educazione classica anche un’educazione tecnica, affinché Lucera potesse continuare a essere polo di attrazione scolastica per l’intera provincia e quelle confinanti, spinse le autorità locali a chiedere alle autorità centrali e governative l’istituzione di una scuola tecnica per costituire un nuovo sistema d’istruzione basato sia sul vecchio pilastro degli studi classici, con il famoso liceo ginnasio, sia su un nuovo pilastro, quello degli studi tecnici.

La scuola fu istituita nel lontano 16 ottobre 1924 con un Regio decreto che definiva “l’ordinamento di un Istituto Tecnico con sezioni di ragioneria e commercio” e il 14 luglio 1925 fu inaugurata con il nome di “Vittorio Emanuele III”, scelto e deciso con voto unanime dal consiglio comunale. Negli anni successivi alla scuola fu assegnato anche il corso per geometri.

La prima ubicazione della scuola fu quella dei locali occupati in precedenza dal tribunale. Dopo, a seguito del ritorno nel Palazzo di giustizia del tribunale (non più provinciale ma con giurisdizione sui comuni di Lucera, del subappennino dauno e del nord Gargano), la scuola occupò i locali del secondo piano del palazzo De Troia, in piazza Nocelli. Nel secondo dopoguerra, dai primi anni ‘60, a causa della scolarizzazione di massa, questi locali non erano più idonei a garantire il corretto svolgimento delle lezioni sia per l’insufficienza delle aule sia per la scarsa luminosità e le precarie condizioni igieniche delle stesse. Pertanto, l’amministrazione comunale e quella provinciale approvarono il progetto per la costruzione di una nuova sede in viale Lastaria.

Nel gennaio del 1966 fu consegnato all’istituto il primo lotto del progetto e in questi locali si trasferirono la presidenza, gli uffici e tutte le classi del commerciale, mentre le classi del geometra restarono nella sede di Piazza Nocelli. Qualche anno più tardi, con il completamento dei lavori e del progetto, tutte le classi, anche quelle del geometra, trovarono posto nella sede di viale Lastaria.

Oggi, dopo la riforma legislativa delle scuole superiori, la scuola non è più un Istituto Tecnico Commerciale e per Geometra (ITCG) ma è diventato un Istituto Tecnico Economico e Tecnologico (ITCG). Nonostante porti un nome vecchio, di un imbarazzante re d’Italia, e soprattutto superato, dopo che il popolo italiano con il referendum popolare del giugno 1946 ha scelto di essere una repubblica abolendo l’istituto della monarchia, la scuola è un istituto moderno e funzionale. E’ dotato di numerosi ed efficienti laboratori e di una biblioteca multimediale collegata in rete con altre scuole. Al passo con i tempi e con l’Europa.

In oltre novanta anni, molti professori hanno dato il loro contributo al buon nome della scuola. Alcuni famosi, come il professore onorevole Aldo Moro e il professore Paolo Emilio Cassandro, uno dei più grandi studiosi di ragioneria. E in tempi più recenti, altri meno famosi ma altrettanto validi come l’avvocato Michele Fares, il professore Giovanni Di Nardo di ragioneria, che è stato anche preside della scuola per molti anni, e altri ancora. Si può ben dire che dal 1924 la scuola, la quale ha formato generazioni di studenti, ha svolto bene la sua funzione ed è ancora oggi un valido punto di riferimento per l’istruzione di giovani lucerini e della provincia.

Gli studenti

Nei primi anni di vita e negli anni del secondo dopoguerra la scuola era frequentata da giovani lucerini appartenenti al ceto medio e impiegatizio della città e da giovani convittori che provenivano dalla provincia di Foggia, dal resto della Puglia e da altre province confinanti, alunni del Convitto nazionale “Ruggero Bonghi”. Negli anni sessanta e successivi, con la scolarizzazione di massa, la scuola era frequentata da studenti lucerini appartenenti a ogni ceto e da molte ragazze; mentre numerosi erano i “forestieri” sia convittori, sia pensionanti, sia pendolari provenienti da comuni del Sub Appennino dauno, ricadenti nel comprensorio di Lucera.

La scuola era il luogo dell’incontro, dello studio e della conoscenza degli altri. Era anche il luogo dei primi amori, di quelli giovanili che ti aiutano a crescere. Soprattutto era il luogo dove nasceva l’amicizia, quella che lascia il segno e che può durare per sempre, forse perché nasce negli anni più belli e più importanti della vita di un ragazzo o di una ragazza.

Proprio in questa scuola, negli anni che vanno dal 1964 al 1969, quando l’istituto aveva come preside il mitico professore Matteo La Medica di Torremaggiore, ove insegnavano alcuni professori molto bravi (Antonio Coluccelli d’inglese, Michele Fares di diritto ed economia, Pietro Luigi Marangelli di matematica, Antonio Checchia di merceologia, Renata Orzella in Lefemina di geografia economica, ecc.) e prestavano servizio bidelli simpatici (Raffaele Cassinese, Michele Barbaro, Aldo Pellegrino, ecc.), tra i ragazzi di una classe è nata un’amicizia che dura ancora oggi e che ha reso quella classe un po’ particolare. Proprio come può essere particolare una qualsiasi classe di questa o di un’altra scuola, proprio come sono durature e belle tutte le amicizie che nascono a scuola.

Erano gli anni sessanta e si avvertivano i primi segni di un cambiamento profondo che avrebbe investito la società e la scuola. E i ragazzi di quella classe hanno vissuto quegli anni tra lo studio, la discussione, l’impegno, contribuendo a rompere le norme e i vecchi riti che regolavano la vita della scuola. Essi hanno vissuto gli anni della scuola superiore con sobrietà e contentezza, avendo la certezza di un mondo migliore, di una vita diversa da quella dei propri genitori e nonni. Una certezza che permetteva loro d’impegnarsi nello studio anche con allegria e spensieratezza, divertendosi con scherzi e goliardate.

Nascono in questo istituto e in quel clima alcune storie da scuola … un album di ricordi, di fatti, di fantasie, di aneddoti e di personaggi.

NB: Le copie del libro sono disponibili prezzo a Libreria “Catapano” a Lucera.

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