Rubrica – “A contatto con il Vangelo“ – a cura di Don Arturo Di Sabato Vicario Parrocchiale, Santa Maria della Spiga – Lucera e Assistente Spirituale Sezione U.A.L. (Unione Amici di Lourdes).
Commenti e riflessioni sul Vangelo Domenicale.
Il seme della Vita | XXIX domenica Tempo ordinario – Anno C
20 ottobre 2019 – Dal Vangelo secondo Luca (18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio nè aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi da tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse:« Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”(Lc 18,8)
Carissimi,
la pagina odierna del vangelo ci invita a riflettere sul valore della preghiera che Dio ci ha donato attraverso il suo Figlio.
Gesù, con una piccola parabola presenta ai discepoli sulla necessità di pregare, due figure: il giudice disonesto che non temeva Dio, quindi senza religione e la povera vedova che sa a quale porta bussare per ottenere ciò che le è dovuto contro il suo avversario.
Ma poi avviene un cambiamento: pur senza religione, il giudice disonesto nella sua insensibilità, decide di fare giustizia alla povera vedova, perché voleva liberarsi dalla sua continua insistenza.
Anche il giudice, sembra quasi ricredersi, credendo che Dio farà giustizia per i suoi eletti senza farli aspettare a lungo.
Qual è il messaggio che Gesù vuole lasciarci?
Considerando l’atteggiamento della povera vedova, in noi non deve mancare la forza e la perseveranza della preghiera che è un’azione forse faticosa, ma possiamo vincere le tutte le difficoltà, tentazioni e ostacoli che impediscono l’orgoglio di essere figli di Dio.
Spesso cadiamo nelle tentazioni, perché non crediamo nella forza della preghiera, ci chiediamo: a che serve pregare? Questo perché viviamo in una cultura dove Dio viene messo sempre al secondo se non all’ultimo posto e vi sono altre distrazioni.
Ciò che deve risuonare sempre dentro di noi è quell’avvertimento di Gesù:«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Facendo un esame di coscienza, possiamo chiederci: se dovesse tornare, a che punto è la mia fede, che fede trova?
Leggiamo la Parola di Dio, meditiamola, andiamo a Messa, confessiamoci, facciamo opere di carità, preghiamo tanto, chiediamo sempre al Signore di ciò che abbiamo bisogno. Non preoccupiamoci, che non è sordo!
Buona domenica
Vostro don Arturo