Decenni fa, a Lucera esisteva ancora l’antico mestiere d’u lattare (del lattaio), cioè qualcuno che vendeva il latte per le case. Era, comunque, un tempo in cui non tutte le famiglie si potevano permettere di acquistarlo.
Il più famoso di questi lattai era il mitico OSVALDE U LATTARE, figlio di TUNNILLE U LATTARE. Di cognome facevano Mastromatteo e aveva la stalla con gli animali in Piazza del Murialdo, a Porta Croce di fronte alla chiesa di Cristo Re.
Osvalde la mattina prestissimo, dopo aver munto gli animali, inforcava la sua famosa bicicletta nera, con appesi ai lati i bidoncini di alluminio contenenti il latte da vendere e cominciava il suo giro per le strade e i vicoli. Davanti all’uscio di casa lo aspettavano le mamme e le nonne con le scodelle da riempire (i zupperèlle), sostituite più tardi dalle bottiglie, per comprare un quinto, un quarto e, quando c’erano i soldi, anche mezzo litro di latte (pe ccattà nu quinte, nu quarte e quanne ce stevène i solde mízze litre). Dopo un frettoloso saluto risaliva sulla bicicletta e via presso un altro cliente.
Altri lattare erano: Mièlle ‘a caprare, che aveva la stalla in via degli Svevi (oggi via Jesi) a fianco della chiesa di Sant’Antonio Abate), Cenzèlle ‘a caprare con il figlio Tunníille u russce che avevano la stalla in via De Cesare di fronte alla scuola Tommasone; Peppenìlle u crapare; Gnìlle u lattare, Chiappìne u crapare, Viuccie u lattare.
Il latte comprato da questi ambulanti non era sterilizzato, perciò andava bollito prima di essere consumato. no bollire. I lattare per travasare il latte dai bidoncini ai recipienti usano un misurino (u mesurìlle); operazione questa che provocava il formarsi della schiuma, con la conseguenza che la quantità di latte era minore di quella richiesta diminuiva. A questo punto le donne lucerine raccomandavano al lattare ”me raccumanne p’a sckume!” o, ancora, “éje tutta sckume, mìtte n’natu poche de latte”.
Secondo una leggenda metropolitana i lattare nascondevano in una manica della giacca una piccola bottiglia di acqua per allungare il latte ma questo sotterfugio non sfuggiva alle massaie che lo ammonivano “bèlle bèlle che l’acque”.
U lattare ci accompagnò fino agli anni ’60 circa; la nascita delle latterie e dei moderni supermercati ha mandato in pensione anche il mestiere del lattaio, ma la sua figura rimane impressa nella nostra memoria con una velatura di nostalgia.