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Sfogliando – Detti e Contraddetti…così per dire: “FÀ VAREVE E CCAPÍLLE”

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I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.

“FÀ VAREVE E CCAPÍLLE”

720Traduzione: (Servire di barba e capelli)

Significato: “ In senso figurato sistemare qualcuno come merita, facendogli pagare un torto o un’offesa con una sottile vendetta”

Curiosità:  “In un tempo neppure troppo remoto, i nostri padri e i nostri nonni, avevano l’abitudine della visita al barbiere, per farsi radere la barba, che era considerato quasi un dovere per non sfigurare in società. Per facilitare la rasatura il barbiere utilizzava una specie di pallina che, posta tra i denti e la guancia, teneva ben distesa la parte interessata al passaggio del rasoio. Periodicamente c’era anche il tradizionale taglio di capelli e i barbieri venivano incontro ai gusti e alle esigenze della clientela: “ capílle a spazzúle, capílle a l’Umbérte, capílle a Mascágne, capílle p’a scríme ammizze o de láte, capílle fátte lonne, lonne ecc”. Il barbiere lavorava con propri arnesi di lavoro: ‘i forbece (le forbici), ‘u péttene (il pettine), ‘u rasúle (il rasoio), ‘u sapóne (il sapone)’ u pennille p’a vareve (il pennello per la barba), ‘a bbrillandine (la brillantina), ‘a segge c’a ggire (la sedia girevole),’a machenètte p’i capille (il tagliacapelli). La bottega del barbiere era anche un luogo di socializzazione e aggregazione. Un luogo in cui il cliente era di casa, ove ci si rilassava dopo una settimana di lavoro e si discuteva di tutto, con una gran voglia di parlare, di sentire, di apprendere le ultime notizie e “pigghiarse ‘a pezzecáte” su tutto e tutti. A Natale era consuetudine del barbiere regalare ai clienti un calendarietto profumato con foto di ragazze un po’ osé, o come dicevano le nostre mamma “p’i purcarije”, da portare nel portafogli. A confronto di quello che si vede oggi in giro, era una pubblicazione quasi parrocchiale. Con il passare del tempo, il salone del barbiere ha perso la sua funzione, non solo perché ognuno la barba se la fa in casa ma soprattutto perché oggi l’informazione e la socializzazione avvengono con altre modalità e in altri luoghi. Oggi i locali si chiamano “Parrucchieri per uomo”, o “Parrucchieri per uomo e donna”, mentre le insegne riportano indicazioni in inglese. Ci si limita soltanto al taglio dei capelli, raramente ci si può fare la barba. Forse in questi locali si continua a praticare solo il pettegolezzo. Forse “ .


Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca

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