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IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno C | commento al Vangelo Domenicale di Don Arturo Di Sabato

Don Arturo Di Sabato | Lucera
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don-arturo-di-sabato-1Rubrica – “A contatto con il Vangelo – a cura di Don Arturo Di Sabato Vicario Parrocchiale, Santa Maria della Spiga – Lucera e Assistente Spirituale Sezione U.A.L. (Unione Amici di Lourdes).
Commenti e riflessioni sul Vangelo Domenicale.

Il seme della Vita | IV Domenica del Tempo di Quaresima – Anno C 
31 Marzo 2019 – Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

“MA BISOGNAVA FAR FESTA E RALLEGRARSI” (Lc 15,32)

Fratelli,
oggi, IV domenica di Quaresima, detta Laetare, cioè “Rallegrarsi”, il Vangelo, ci invita a riflettere sul tema della misericordia. Gesù attaccato dagli scribi e Farisei per l’ospitalità verso i pubblicani e i peccatori, risponde con una parabola che tutti conosciamo: il Figliol Prodigo, anche se è meglio chiamarla:”Il Padre Misericordioso”.
Un giorno il figlio minore se ne va, con la sua parte di eredità, in cerca di libertà senza resistenza da parte del padre, se pur preoccupato per il proprio figlio,che vuole la propria libertà, ma finisce tutte le sue risorse, e si mette al servizio di una mandria di porci, quasi a morire di fame e solo allora rientra in sé: «Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame»! (15,17). Ritorna dal padre, pentito, con un discorso, credendo che il padre potesse rifiutarlo e invece gli va incontro. Chissà quante volte, il padre stava sempre all’angolo della strada con la speranza che quel figlio tornasse. Quanto sarà durato quell’abbraccio?Non l’ha rifiutato, non gli ha fatto finire il suo discorso, la gioia era immensa. Così Dio fa con noi! Il Padre, così felice, fa ammazzare il vitello, gli fa indossare il vestito nuovo, i sandali ai piedi e l’anello al dito. Si fa festa!
Il figlio, il maggiore, quello osservante delle regole, grande lavoratore, sempre al fianco del Padre, ritornando dal lavoro sente musica e danze, e si fa spiegare dal servo cosa stesse accadendo: «È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo».(v.27). Si indigna, e non vuole entrare. Io mi sono sempre chiesto: il servo, come avrà dato la notizia del ritorno del fratello. Forse, con un pò di malizia, istigandolo, al punto di non farlo entrare?
Il Padre esce fuori e ancora il suo cuore misericordioso piega ogni durezza, prega il figlio quello ubbidiente, lavoratore, ma allo stesso tempo ferito ed arrabbiato ad entrare dentro e a salutare il fratello, spiegando il senso di quanto accadeva: «ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (v.32).
Spesso, anche noi, che ci definiamo buoni cristiani, obbedienti, ma ci ribelliamo dinanzi al Signore, per quanto succede nella vita, anche per persone che sbagliano e che secondo noi dovrebbero essere rifiutate o altro perché non sono degni di perdono.
Ma noi chi siamo per arrivare a questo? Rallegriamoci e facciamo festa, per un Dio che ci perdona, che ci ama e che è Padre!

Buona domenica
Vostro don Arturo

 

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